Le principali Borse europee chiudono la seduta odierna in ribasso, frenate in parte dall’escalation di tensioni in Ucraina, dopo l'attacco ucraino tramite missili americani in Russia. Inoltre gli investitori continuano a monitorare le manovre di Trump in vista del suo insediamento alla Casa Bianca.
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib archivia la seduta in calo dell’1,28% a 33.324,73 punti. Sulla stessa linea, vendite diffuse sul FTSE Italia All-Share, che chiude la giornata a 35.462 punti.
Nel panorama europeo, l’indice Euro Stoxx 50 chiude in ribasso dello 0,8%. Negativi il Dax tedesco (-0,5%) e il Cac40 francese (-0,7%) e l’Ibex35 spagnolo (-0,8%).
Il clima teso non risparmia neanche Wall Street.
NB. Se volete negoziare gli indici di borsa, chiedetevi prima come sapere se un broker è affidabile.
A Piazza Affari il controvalore degli scambi è stato pari a 3,19 miliardi di euro, con un incremento del 19,53% rispetto a lunedì. I volumi scambiati sono
passati da 0,5 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,61 miliardi di azioni.
Riguardo alle singole azioni, l'unica Blue Chip a catalizzare acquisti da parte degli investitori è Leonardo, +1,37%.
Le vendite colpiscono Telecom Italia, che ha terminato le contrattazioni a -4,14%. Pesa la proposta della Lega di introdurre incentivi per le società energivore della telefonia.
Male il settore bancario: Banca Popolare di Sondrio arretra del 3,85%, Banca Mediolanum scende del 3,16%. Giù anche Finecobank -3,63%, Banco Bpm -2,45%, Mps (-3,2%) e Unicredit
-2,93%.
Enel (-0,96%) prosegue il calo dopo il piano industriale giudicato prudente dagli analisti
Sul Forex, il cambio tra euro e dollaro rimane stabile a 1,058, mentre il dollaro/yen si attesta a 154,3. La corsa del Bitcoin si stabilizza attorno a 92.700 dollari, disegnando
una candela spinning top trading.
Fra le materie prime il petrolio Brent oscilla intorno ai 73 dollari al barile mentre l’oro risale a 2.624 dollari l’oncia.
Rendimenti in calo sull’obbligazionario europeo. Lo spread Btp-Bund si amplia a 121 punti base, con il decennale italiano intorno al 3,55% e il benchmark tedesco al 2,34%.
Avere un lavoro gratificante è tutto. Se ben remunerato ancora meglio. Ma la preferenza maggiore degli italiani non va alla questione economica, bensì ai benefit proposti dal proprio datore di lavoro. E' quanto emerge da una ricerca condotta dall'Università di Aalto, che ha coinvolto anche il nostro Paese (oltre a Regno Unito, Svezia e Finlandia, per un totale di 2.400 dipendenti ascoltati).
Questa indagine ha evidenziato che in Italia (così come nel Regno Unito) 3 lavoratori su 4 considerano i benefit aziendali come essenziali, quando si valuta una nuova opportunità di lavoro. Al stesso tempo però, la metà degli intervistati afferma che il tema del loro benessere non sia effettivamente supportato dai propri datori di lavoro.
Inoltre l’83,2% dei dipendenti italiani valuterebbe di cambiare azienda, se ne trovasse una con un miglior pacchetto welfare aziendale (cosa che ci differenzia dagli svedesi, per i quali i benefit sono
meno rilevanti).
Quello che accomuna tutti i paesi esaminati è l'importanza dell’assistenza sanitaria completa. Infatti è il primo e più importante benefit riconosciuto dai lavoratori di tutti i Paesi dell'indagine.
Nell’analisi è stato chiesto ai dipendenti italiani di suggerire alle proprie aziende dove investire nella loro organizzazione. Le risposte fanno emergere cinque priorità. Al
primo posto ci sono orari di lavoro flessibili (20,9%), al secondo il
lavoro da remoto (12,5%), seguono a promozione di un dialogo aperto (11,7%), gli eventi per svagarsi e momenti di relax (9,4%), infine la possibilità di disporre di spuntini salutari sul
posto di lavoro (9,3%).
E' evidente quindi che il tema del welfare diventa sempre più importante, addirittura strategico, per le aziende che vogliono attrarre talenti e accrescere la fiducia dei propri dipendenti. Non a caso il mercato del welfare aziendale europeo sta registrando un incremento annuo del 6,5%, con una stima di oltre 43 miliardi di euro entro il 2032.
Ma c'è di più. Il welfare va orientato verso una personalizzazione sempre più forte dei servizi proposti ai propri lavoratori. La personalizzazione dei benefit è una tendenza che
si sta manifestando anche nel Regno Unito.
I principali mercati azionari europei chiudono la prima seduta della settimana all’insegna degli acquisti. L'agenda macroeconomica odierna è stata vuota, mentre nei prossimi giorni gli investitori guarderanno con attenzione alle prospettive economiche con la pubblicazione di diversi dati in calendario in Europa e negli Stati Uniti, nonché l'intervento di Powell.
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib archivia la seduta in rialzo dell’1,56% a 34.343,83 punti. Sulla stessa linea, chiude in rialzo il FTSE Italia All-Share, che arriva a 36.513 punti. Bene anche il FTSE Italia Mid Cap (+1,03%); sulla stessa tendenza, sale il FTSE Italia Star (+1,27%).
Guadagni anche sul resto dei mercati azionari europei. L’indice Euro Stoxx 50 chiude in progresso dell’1,1%. Positivi il Dax tedesco (+1,3%) e il Cac40 francese (1,2%) e l’Ibex35
spagnolo (+0,3%).
Oltre Atlantico, Wall Street si muove a tinte miste.
Dai dati di chiusura di Borsa Italiana, risulta che il controvalore degli scambi sui mercati azionari di Milano è stato pari a 2,68 miliardi di euro, in calo del 21,24% rispetto a venerdì. I volumi scambiati sono passati da 0,55 miliardi di azioni della seduta precedente a 0,46 miliardi.
Riguardo ai singoli titoli, ha brillato Leonardo (+4,3%), che sale sui massimi da ottobre 2000 grazie alla prospettiva di una crescita per spese militari. Chi sa come usare Fibonacci trading, ha visto cadere
un paio di ritracciamenti.
Giornata molto positiva anche per Azimut (+4,1%), Amplifon (+3,5%) e Finecobank (+3,3%).
Passi indietro per Moncler (-1,2%), perché il settore del lusso risente dalla delusione per lo stimolo fiscale cinese.
Sul fronte valutario, continua a rafforzarsi il dollaro nei confronti delle altre valute, grazie anche ai dai rumors sulla possibile nomina del falco dei dazi Robert Lighthizer come responsabile delle politiche commerciali nell’amministrazione Trump. Il cambio EURUSD scende a 1,065, anche perché la valuta unica risente della crisi di governo tedesca. Anche l'analisi tecnica Forex conferma la debolezza della valuta unica.
Fra le criptovalute il Bitcoin aggiorna i record e viaggia a un soffio dagli 85 mila dollari.
Tra le commodities, il petrolio arretra dopo la delusione per i prezzi al consumo in Cina visti sabato: il Brent scende sotto i 72 dollari al barile mentre il WTI va sotto i 70.
Cala anche l’oro, a 2.616 dollari l’oncia.
Rendimenti in calo sull’obbligazionario europeo. Lo spread Btp-Bund di contrae a 126 punti base, con il decennale italiano in discesa al 3,59% e il benchmark tedesco al 2,33%.
Continuano ad attirare sempre più consumatori i prodotti del comparto biologico italiano. Secondo un'analisi pubblicata da FederBio, il fatturato del mercato dei prodotti bio ha superato nel nostro paese i 9 miliardi di euro. Si tratta di una crescita del 4,5% in valore nell'ultimo anno (corrispondente a una crescita del 4,9% in volume).
I numeri confermano quindi che lo stato di salute del mercato dei prodotti bio è assolutamente tonico, sia per la crescita delle superfici che per la crescita del numero di operatori. Eppure i produttori lamentano ancora alcuni problemi che frenano l'ulteriore crescita.
Ad esempio, chiedono che venga abbassato un poco il tetto all'eccessiva burocrazia che riguarda il comparto, introducendo anche un sistema unico di
certificazione.
Affinché si possa ancora garantire questo stato di salute, i produttori chiedono anche di fissare un giusto prezzo per i loro prodotti, che sia definito in modo indipendente rispetto alla formazione del prezzo dei prodotti sul mercato tradizionale. In questo modo si riuscirebbe a coniugare l'esigenza di fornire i consumatori di prodotti sani, senza andare a intaccare il reddito degli agricoltori e i diritti dei lavoratori del comparto.
Il mercato dei prodotti bio è in continua espansione, come dimostra il fatto che la superficie agricola biologica si sta avvicinando al 25%. Tuttavia i produttori ritengono che
si potrebbe andare anche oltre questo obiettivo fissato con scadenza 2030, dal momento che ci sono numerose aree interne da valorizzare, e che molti giovani e
donne potrebbero essere attirate dal lavoro agricolo, se le condizioni fossero adeguate.
L'importanza del comparto biologico è cresciuta soprattutto dopo lo scoppio dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente, che hanno provocato un'impennata dei prezzi dell'energia. Questo ha consentito di valorizzare quelle scelte agricole che riducono il peso delle importazioni di prodotti di sintesi, accorciando al tempo stesso la distanza che c'è tra produttore e consumatore lungo tutta la filiera di approvvigionamento.
Questioni politiche ed economiche hanno reso pesante la marcia del peso messicano, dal quale gli investitori stanno fuggendo tanto da spingerlo sui minimi di oltre due anni rispetto al dollaro americano.
Sul fronte interno, c'è grande incertezza legata alle dimissioni di otto giudici della Corte Suprema come forma di protesta contro l'importante riforma della giustizia voluta dall'ex presidente López Obrador (entrata in vigore a settembre).
La riforma porterà un sistema elettivo nella magistratura, con il rischio di politicizzarla e renderla più dipendente dal governo. Secondo molti investitori è una riforma che rischia di minare le basi democratiche del Paese.
Inoltre, le crescenti prospettive di una vittoria di Trump alle elezioni statunitensi stanno destabilizzando gli investitori, data la posizione storicamente dura della sua amministrazione nei confronti delle relazioni USA-Messico, compresi i proposti aumenti dei dazi commerciali. Se il tycoon fosse rieletto, l'economia messicana potrebbe avere forti contraccolpi. Per questo molte aziende esportatrici stanno adottando strategie di hedging forex.
Nel frattempo, il PIL del Messico nel terzo trimestre è cresciuto dell’1% su base trimestrale, in aumento rispetto allo 0,2% del trimestre precedente e al di sopra dello 0,8% previsto, segnando la crescita più rapida dal secondo trimestre del 2023. Si è trattato del terzo trimestre consecutivo di crescita, al livello più alto dal secondo trimestre del 2023.
La crescita è stata guidata dal forte rimbalzo delle attività primarie (4,6% contro -0,2% nel secondo trimestre). Inoltre, la produzione ha accelerato sia per le attività secondarie (0,9% contro 0,3%) che per quelle terziarie (0,9% contro 0,1%). Rispetto all’anno precedente il PIL messicano è cresciuto dell’1,5%.
Questi dati offrono alla Banca del Messico un margine di manovra per tagliare il tasso di interesse a un ritmo moderato, così da continuare la sua lotta contro l’inflazione. Tutto questo scenario sta indebolendo il peso messicano. Il cambio USDMXN è salito oltre 20,2, toccando livelli massimi da settembre 2022. Inoltre alcuni pattern candlestick più affidabili seganlano ulteriori debolezze in arrivo. Nell'ultimo anno il peso si è deprezzato di oltre il 15% rispetto alla valuta statunitense.