Banche, tornano i timori dopo i casi Carige e Popolare Bari

La solidità delle banche italiane torna un tema di scottante attualità. Dopo anni vissuti in bilico, durante i quali si sono dovuti gestire il dissesto di Monte Paschi e la crisi delle banche venete e del centro Italia, adesso i casi Carige e Popolare di Bari - anche se si tratta di istituti di taglia medio-piccola - riportano sul tavolo molte preoccupazioni.

Banche e fronti caldi

bancaEntrambe le banche stanno vivendo giorni cruciali per il loro futuro. Il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi è stato sollecitato a intervenire per dare sostegno ai due istituti, che devono rafforzarsi sia in termini di capitale che in termini di sostenibilità, per alleviare parte delle loro turbolenze. Quello che allarma è il quadro molto fosco che riguarda Carige, reso tale dalla mala politica, dalle inefficienze finanziarie e dai problemi di vigilanza.

 

Non mancano le resposnabilità della BCE, tanto rigida nei confronti dei nostri istituti, quanto tollerante verso i loro tremendi problemi patrimoniali e di portafoglio delle banche tedesche. Il caso Tercas - che fa parte del grupo di Popolare di Bari - è eclatante. Gli aiuti varati dal governo che puntava sul Fondo interbancario di tutela depositi (Fitd) sono stati bloccati, ma la Corte Ue ha bocciato a sua volta la scelta di Bruxelles, ma tempo dopo.

Carige spaventa

Adesso Popolare di Bari sta provando a rimettersi in piedi, stabilizzando i requisiti patrimoniali e rilanciando la redditività operativa. Ma per riuscirci occorrerà passare per il via libera dall'Europa. Carige invece ha ricevuto dalla Consob italiana e dalla Bce via libera all’intervento del Fitd nell’aumento di capitale da 700 milioni di euro approvato dal cda e dall’ad Fabio Innocenzi il 4 dicembre scorso. Ma prima che la barca arrivi ad un porto sicuro, bisogna farne di strada. Infatti Carige ha ancora un buco pauroso in bilancio, visto che le perdite attese a fine anno dovrebbero assorbire pienamente tutti i fondi dell’aumento di capitale, e la stessa Consob non ha affatto escluso il rischio di insolvenza.