Le ripercussioni economiche del coronavirus si stanno abbattendo con forza sul mercato del petrolio. In Cina le attività produttive si sono fermate o procedono a passo lento, innescando un forte calo della domanda di petrolio. Per questo motivo gli analisti si attendono un ulteriore calo delle quotazioni.
Mercato del petrolio e coronavirus
Queste durissime settimane hanno spinto i prezzi dell'oro nero al ribasso, e chi adotta intraday trading tecniche lo sa bene. Il Brent è sceso verso 54 dollari al barile, mentre il Wti si aggira attorno ai 50 dollari al barile. Il diffondersi del coronavirus si sta dimostrando un vero "cigno nero" per i mercati del greggio.
Come detto, la causa scatenante è il crollo della domanda, che in Cina è passata da 3 a 2 milioni di barili al giorno. Inoltre le raffinerie statali cinesi prevedono una sforbiciata di quasi 1 milione di barili al giorno nel mese di febbraio. Tradotto: la domanda globale di petrolio scenderà dell'1%. Per far fronte a questo declino della domanda, molte grandi compagnie (Vitol, Royal Dutch Shell e Litasco) stanno ingaggiando delle supercisterne per stoccare il petrolio, evitando così di immetterlo sul mercato adesso.
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Cosa farà l'OPEC?
Per riuscire a venire fuori da questa situazione servirebbero delle azioni coordinate, che al momento l'OPEC+ non sembra ancora in grado di mettere in atto. Bisogna ottenere l'assenso della Russia per ogni mossa che si vuole attuare, che presumibilmente passa per un piano di taglio della produzione. Proposta che è già stata fatta, e che riguarda 600.000 barili al giorno, limitando complessivamente la produzione di 2,2, milioni barili al giorno. Ma la Russia per adesso non vuole sentirne parlare, perché finché il barile rimarrà oltre i 40 dollari può tirare avanti senza problemi. Sono gli altri semmai ad avere difficoltà a reggere.