Il 2 luglio la stagione dei saldi è cominciata ufficialmente in Sicilia, mentre da oggi quasi tutto il resto dell'Italia ha esposto il cartello nei negozi.
La speranza del mondo del commercio e di quello dei consumatori, è riuscire a raggiungere assieme un punto di incontro per far felici tutti. Da una parte chi
vende, dopo mesi terribili di Covid, e dall'altra chi compra, che è costretto a guardare bene come sono stretti i cordoni della borsa.
Possibili risultati per il commercio
Parte quindi
la caccia all'affare per i consumatori (chi dovrà pazientare ancora sono quelli di Puglia e Basilicata, dove i saldi cominceranno il 24 luglio e addirittura il 2 agosto), che
secondo le stime dell'Ufficio Studi di Confcommercio, dovrebbero spendere circa 171 euro per nucleo famigliare, ossia 74 euro a testa.
Il volume di spesa che verrà generato dai saldi estivi dovrebbe essere sui 2,6 miliardi di euro.
Vendite in aumento, ma non ai livelli pre-covid
Dopo un anno terribile, con il Covid che ha fatto da compagnia sgradita, l'auspicio è che la corsa allo shopping possa riprendere. A tal proposito, secondo il Codacons gli sconti sui capi in saldo saranno immediatamente molto elevati, e dovrebbero portare a un aumento delle vendite tra il 15-20%
rispetto allo scorso anno. Ad ogni modo, per il mondo del commercio questo risultato non sarà sufficiente a raggiungere il livelli pre-Covid. Ma l'importante è tornare a respirare un po'
di normalità.
Questo vale soprattutto per i negozi di prossimità, che sono stati enormemente penalizzati dalla pandemia, che ha spinto gli acquisti sul web.
Una speranza per i negozi di prossimità
A tal proposito, è importante il passo che è stato annunciato ieri dal OCSE: 130 i paesi hanno trovato un accordo per una riforma della tassazione delle multinazionali, che prevede l'introduzione di un'imposta minima sugli utili di almeno il 15% sui ricavi dei colossi del web nei Paesi in cui operano (anche se Irlanda e Ungheria non l'hanno sottoscritta).