Tra i dati italiani relativi al mercato del lavoro, ce n'è uno che colpisce in particolar modo. Si tratta del numero di Neet, ossia quella fetta di
ragazzi che non studia e neppure lavora.
Nel nostro Paese sono addirittura 3 milioni, il che rappresenta un primato (poco invidiabile) a livello europeo.
Il dato inquietante sul lavoro
La porzione di giovani tra i 15-34 anni che viene racchiuso in questa statistica, arriva addirittura a un quarto del totale. Non fanno parte del mondo del lavoro, né sono impegnati nel percorso di istruzione o in attività formative. Not engaged in Education, Employment or Training per l'appunto.
A rimarcare quanto sia preoccupante questo dato è stato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nella sua relazione
annuale.
Altro problema è che la forbice rispetto al resto d'Europa si sta allargando. Era di circa 6 punti percentuali nel secondo trimestre 2010, un decennio dopo è passata al 10%.
Divario Nord-Sud
Il fenomeno dell’uscita dal sistema di istruzione e formazione - peggiorata dal Covid - tende ad aumentare le disuguaglianze.
Ed è per questo che è ancora più preoccupante il quadro a livello geografico, i Neet sono per lo più al Sud, dove arrivano al 33,9%. Più del doppio rispetto a quelli del
Nord Italia, dove la percentuale rilevata dall’Istat è del 16,8%. Ma è molto più alta rispetto anche al Centro, dove arriva al 20,5%. Sono complessivamente le ragazze (34,9%) a
subire maggiormente questa condizione rispetto ai maschi (23,9%), soprattutto tra i 25-34enni (38,7%).
Questa disparità tenderà nel tempo ad aumentare il divario economico tra settentrione e meridione.
Scollamento scuola-lavoro
Se un giovane su quattro, nel pieno delle sue possibilità mentali e fisiche, non contribuisce in alcuna misura alla costruzione del bene comune, esiste un problema enorme.
E va detto che questo malcontento, che è prima di tutto emotivo, ha radici profonde. I giovani sono scoraggiati dal fatto che trovare lavoro è difficile e, qualora si trovi, è
ostico uscire dal precariato. Questo non aiuta. Inoltre è da tempo evidente la scollatura tra il mondo dell'istruzione e quello del lavoro.