Negli ultimi mesi i prezzi delle materie prime hanno concesso un poco di tregua, andando in discesa. Tuttavia, complessivamente le importazioni continueranno a costarci tantissimo. Circa 80 miliardi di euro in più, secondo una immagine dello ufficio studi della Cgia.
La corsa dei prezzi
Nonostante negli ultimi mesi ci sia stato un diffuso calo dei prezzi delle materie prime (cominciato da aprile per i metalli e da settembre per l'energia), l'approvvigionamento continua a essere molto più costoso rispetto al 2019, ovvero prima dello scoppio della pandemia.
I prezzi dei metalli minerali hanno avuto un incremento medio del 25,7%. Per i prodotti energetici addirittura arriviamo a un rincaro del 101,3%. Molti durante questo periodo ne hanno approfittato per adottare una strategia spread trading.
C'è prezzo e prezzo
Va detto che all'interno dei singoli settori ci sono delle differenze, che in alcuni casi sono anche enormi. Ad esempio, il prezzo del carbone è schizzato del 463,3%, mentre il del gas naturale addirittura del 671,6%. Invece il ferro ha avuto un rincaro "appena" del 4,6%.
Il prezzo del rame, che è considerato una cartina di tornasole dello stato di salute dell'economia globale, in questi tre anni è cresciuto di oltre il 30%. Più o meno lo stesso aumento ha riguardato l'alluminio.
Il petrolio invece è cresciuto del 57%, passando addirittura da un pezzo negativo dopo lo scoppio della pandemia, ad oltre 120 dollari quando ha toccato il suo picco
massimo.
Tra i vari prezzi delle materie prime, l'unica che ha vissuto una diminuzione in questi tre anni è stato il piombo, sceso del 8,4%.
NB. Se ti interessa il trading sulle commodities, puoi scegliere un broker 0 zero spread per minimizzare i costi.
Il costo dei trasporti
A rendere più alti i prezzi delle materie prime ha concorso soprattutto il costo dei noli marittimi e dei container. Va infatti ricordato che circa il 90% dei trasporti di materie prime avviene tramite mare. In questo senso il ruolo principale lo hanno i paesi dell'estremo Oriente.