Prezzo del grano duro ai minimi, scenario complesso per i produttori

Sono tempi difficili per i produttori di grano duro, materia prima del piatto made in Italy per eccellenza, la pasta. Il prezzo è scivolato così in basso che molti si chiedono se valga la pena produrlo ancora, visto che contemporaneamente è calata anche la resa per ettaro (per via della siccità).

La crisi è questione di prezzo

prezzo del granoL'andamento calante delle quotazioni del grano duro ha spinto il prezzo sui minimi di 4 anni, poco oltre i 300 euro a tonnellata. Ciò che fa rabbia è che la stessa quantità di grano canadese, che non è certo migliore in termini di qualità, ha una quotazione di circa 370 euro alla tonnellata.

 

Lo scenario è reso ancora più difficile dal fatto che assieme alla quotazione è calata anche la produzione che si può ottenere da ogni ettaro, visto che la siccità ha provocato una riduzione delle superfici coltivate (la Puglia è stata la regione più colpita). Le stime indicano -11% rispetto all’anno precedente, scendendo sotto gli 1,2 milioni di ettari, ma in alcune aree del Centro Sud, da dove viene circa il 90% del raccolto nazionale, il calo tocca punte del 17%.
La produzione di grano duro scenderà quest’anno sotto i 3,5 milioni di tonnellate, che sarebbe il record negativo dell'ultimo decennio.

La concorrenza straniera

Nel contesto va inserita anche la concorrenza sleale di prodotto straniero, spesso di scarsissima qualità e venduto a prezzi stracciati. Le importazioni di grano duro sono aumentate notevolmente: +65% nel 2023 rispetto allo scorso anno. Il grano straniero arriva soprattutto dal Nord America, da Russia e Turchia, dal Kazakistan, paesi dove - guarda caso - negli ultimi due anni la produzione è in forte aumento.

Redditività in calo

La conseguenza di tutto questo è un crollo della redditività dei cerealicoltori, perché sul fronte dei costi soltanto adesso si vede un piccolo calo (-4% da giugno 2022 a gennaio 2024, ultimo dato rilevato), mentre in precedenza erano cresciuti, costringendo molti produttori a lavorare in perdita. Di sicuro questo scenario compromette la propensione agli investimenti, che invece servirebbero per aumentare la resa per ettaro e sostenere il mercato.