Commercio, la tensione UE-Cina innesca colpisce il formaggio italiano

Da diversi mesi c'è un clima di tensione tra l'Unione europea e Pechino a causa dei dazi sul commercio. L'innesco è stato dato dal settore automobilistico, perché l'Unione Europea non gradisce i presunti aiuti statali che stanno consentendo alle aziende cinesi di guadagnare quote di mercato a spese di quelle europee.
La battaglia però si sta estendendo ad altri settori e rischia di colpire duramente anche il formaggio italiano.

La minaccia al settore caseario nel commercio

formaggioLa Cina ha avviato un'indagine sulle sovvenzioni ai prodotti lattiero-caseari da parte dell'Unione Europea. Secondo Pechino, i sussidi forniti da 20 stati potrebbero non essere conformi alle regole stabilite dal Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Una serie di prodotti che hanno largo successo in Cina potrebbero quindi essere la prossima vittima del braccio di ferro sui dazi.

Il valore del mercato

Non è una battaglia di poco conto, soprattutto tenendo conto che i formaggi sono una delle eccellenze del made in Italy e hanno grande successo in tutto il mondo. Dal grana padano al pecorino romano, dalla fontina alla mozzarella di bufala, l'export verso Pechino del nostro settore caseario è in grande crescita, tanto da superare nel 2023 anche gli 80 milioni di euro. Una cifra che adesso viene messa a rischio dalla battaglia sulle tariffe, che secondo Bruxelles altro non è che una ritorsione per i dazi applicati alle auto elettriche cinesi.

L'allarme italiano

La questione ha immediatamente provocato la reazione non solo di Coldiretti, ma anche del consorzio di tutela del Grana Padano e di quello della mozzarella di bufala DoP, che hanno evidenziato il rischio concreto che la crescita dell'export di formaggi made in Italy in Cina (+35% nel primo semestre di quest'anno) venga frenata proprio sul più bello.


Come accaduto in passato per altri prodotti italiani di eccellenza, la guerra sui dazi innescata in altri settori potrebbe finire per colpire l'agroalimentare italiano, che nel suo complesso ha un valore di export a Pechino di poco inferiore ai 600 milioni di euro.