Sono ancora molte le società che nel nostro paese non prendono in considerazione di quotarsi in Borsa. Se questo già dispiace, ancora di più lo è vedere che nel 2024 il numero di delisting ha superato quello delle IPO (non accadeva dal 2012).
I numeri negativi della Borsa
Sul mercato regolamentato di Piazza Affari, Euronext Milan, c'è stata soltanto una nuova ammissione alla quotazione lo scorso anno. Sullo stesso mercato invece si è concentrato il 61% delle richieste di cancellazione dal listino.
Complessivamente sull'intero mercato azionario italiano nel 2024 ci sono state 22 Ipo e 28 delisting, che hanno così portato il totale delle aziende quotate in
borsa a 421 (l'anno prima erano 427).
I motivi dietro ai delisting
Nella maggior parte dei casi (67%) la cancellazione dal listino è stata la conseguenza di un'offerta pubblica di acquisto da parte di un'altra azienda. Nel 15% dei casi invece è stata la stessa società quotata a decidere la propria cancellazione. Il 7% delle volte invece il delisting è avvenuto a seguito di una fusione, mentre nel restante 11% dei casi non c'è stata una scelta societaria, bensì una decisione di Borsa Italiana, oppure una procedura di insolvenza o EGA mancante.
Le uscite di scena più pesanti
Tra i casi più importanti del mercato azionario italiano c'è il delisting di CNH Industrial, la cui capitalizzazione era di oltre 15 miliardi di euro al momento del delisting. Era di 7 miliardi di euro quella invece di Unipolsai, altra grande azienda che non è più quotata.
Trend negativo in tutta Europa
Il fenomeno crescente dei delisting non è però soltanto un caso italiano. Anzi possiamo dire che a noi è andata meglio che in altri paesi.
Alla Borsa di Londra il saldo negativo tra cancellazioni e nuove ammissioni addirittura è di 151 società. Saldi negativi anche per Parigi (-41), Francoforte
(-23), Oslo (-20), Amsterdam (-8), Dublino (-6), Lisbona (-4), Bruxelles (-3) e Madrid (-1).
A livello di miliardi di capitalizzazione perduti il saldo peggiore è quello della Francia, con 570 miliardi di euro totali, dovuto quasi integralmente
all'abbandono del listino da parte di Caterpillar (-266 miliardi) e Aerospace (-231 miliardi).