Trading, il petrolio scende di nuovo. L'Iran dà un duro colpo all'Opec

Arrivano altre turbolenze sul mercato del petrolio, che si appresta a vivere l'appuntamento di Algeri senza grandi speranze di uscire dal tunnel della crisi. I produttori si sederanno al tavolo per discutere di una problematica che ormai da tempo affligge il mercato e tiene in ansia il mondo del trading: il surplus di produzione.

 

Le speranze di raggiungere un accordo sono però minime per non dire nulle, e anche oggi la quotazione del barile è scivolata verso il basso. Pesa proprio il timore che il vertice OPEC possa essere (ed è probabile che andrà così) un buco nell'acqua.

Il prezzo del barile è scivolato di nuovo sotto 45 dollari, mentre il brent è sotto quota 46, sulla base dei dati del conto 24 option (è affidabile come broker, non temete).

L'Iran gela il mondo del trading

Questa ulteriore discesa è stata causata anche dalle parole del ministro iraniano del petrolio Bijan Namdar Zanganeh. Le sue dichiarazioni di fatto spengono le speranze dei produttori e del mondo del trading che il summit di Algeri possa essere proficuo: «Raggiungere un accordo in due giorni non è nella nostra agenda. Ci occorre tempo per ulteriori consultazioni».

 

Il peso di queste dichiarazioni è notevole perché il maggiore problema lungo la strada verso il congelamento della produzione è proprio l'Iran. Paese che non ci pensa proprio a porsi un freno, anzi semmai vuole aumentare ulteriormente il suo output per giungere ai livelli pre-embargo.Del resto i conti sono facili: contenere i livelli produttivi si tradurrebbe per l'Iran nel blocco agli attuali 3,6-3,8 milioni di barili al giorno. L'obiettivo iraniano però è arrivare a 4. Quindi non solo non vuole ridurli, ma li vuole incrementare.

 

Per tutti questi motivi, oggi sono giunte nuove indicazioni sull'oro nero da Goldman Sachs. La banca Usa ha rivisto al ribasso le stime sui prezzi per l'ultima parte del 2016, rivedendo per il quarto trimestre il prezzo da 50 euro a 43 dollari al barile.