Petrolio, l'elezione di Trump è un nuovo ostacolo lungo la strada del Opec

Il futuro del mercato petrolifero continua ad alimentare più dubbi che sicurezze. L'incontro dell'Opec che è in programma il prossimo 30 novembre, adesso deve anche fare i conti con l'inattesa elezione di Trump, che ha intenzione di spingere sul settore energetico. Ma andiamo per ordine. L'Opec il prossimo 30 novembre dovrà riunirsi per dare finalmente un contenuto concreto all'intesa sommaria raggiunta a settembre ad Algeri. Un accordo che comunque resta molto complicato, perché dovrebbe mettere assieme tante teste e tanti interessi spesso divergenti.

Crolla la quotazione del petrolio

Intanto il petrolio continua a scivolare verso il basso. Le quotazioni del greggio, dopo aver toccato l'apice a metà ottobre verso i 52 dollari, sono nuovamente crollate fino a 45,26 dollari per il Brent e 44,35 per il WTI (dati della piattaforma www etoro com webtrader 2.0).

 

Si teme che possa ripetere l'escalation negativa di agosto verso quota 40 dollari (40,8).

Addirittura Forbes non esclude un ritorno ai minimi di inizio anno, tra i 25 e i 30 dollari al barile.

 

Intanto, come detto, c'è ora da mettere in conto quello che succederà con l'avvento di Trump alla Casa Bianca. Se davvero il nuovo presidente decidesse di incrementare la produzione petrolifera sia on shore che off shore, allora manderebbe a monte tutti i piani e i calcoli del Opec. Il cartello infatti sperava che il  crollo delle quotazioni in corso da oltre 2 anni, avesse indebolito la grande concorrenza a stelle e strisce.

 

L'arrivo di Trump però cambia le carte in tavola. Fattore che peraltro si va ad aggiungere alle numerose defezioni di paesi come Iran, Iraq, Nigeria e Libia che non hanno voglia di partecipare al programma di tagli sulla produzione, ed anzi hanno deciso di aumentare l'output.