Tariffe telefoniche nel mirino di AgCom: quelle settimanali ci fanno pagare 8,6% in più

Il conto, quello telefonico non torna all'AgCom. L'autorità garante per le comunicazioni vuole vederci chiaro sul nuovo modo di proporre le tariffe al propri cliente da parte dei gestori di telefonia, perché rischia di comportare un aumento dell'8,6% a carico dei clienti stessi. 

Il problema delle tariffe

Il punto è come viene effettuato il conteggio. Nel 2015 la telefonia mobile ha cominciato a operare per lo più su tariffe a settimana, anziché fatturando al mese. Sono soltanto poche le eccezioni a questa che ormai è diventata una regola: 3 Italia, Fastweb e Poste Mobile. Per il resto tutti o quasi fanno tariffazione settimanale. E dal 2016 il fenomeno ha contagiato anche le tariffe della telefonia fissa (per ora quelle di Wind e Vodafone).

 

Che cosa interessa all'Agcom? Semplice. I mesi dell'anno sono 12, ma ogni mese non è formato di 4 settimane, bensì di 4 settimane... e un po'. E quel po' fa la differenza, perché a fine anno se la fatturazione mensile è sicuramente di 12, quella ogni quattro settimane avviene 13 volte in un anno... cioè una volta in più di come i consumatori la percepiscono. Questo si traduce in 8,6% di costo in più da sostenere. Mica poco.

 

Non a caso, i ricavi degli operatori mobili sono cresciuti per la prima volta dopo cinque anni di cali. Adesso i ricavi medi per utente mobile sono di 14 euro al mese, contro i 12 euro del 2014. Il punto è che secondo Agcom questa configurazione dei costi non è fatta in piena trasparenza, perché è difficile per gli utenti comparare le offerte, dato che ce ne sono con entrambi i tipi di fatturazione. Il che "renderebbe il prezzo incerto". Agcom prenderà un provvedimento ad aprile.