Cambio Aud-Usd in discesa dopo i dati deludenti sull'inflazione australiana

Uno dei fattori che la RBA australiana tiene in maggiore conto quando deve governare la politica monetaria è l'inflazione. Per questo motivo i dati che sono stati resi noti ieri sui prezzi al consumo hanno avuto una forte ripercussione sui mercati valutari. La moneta australiana (Aussie) è rimasta penalizzata e il cambio Aud-Usd è andato in discesa di circa mezzo punto percentuale nel giro di poche ore. Questo fa capire quanto sia complicato fare trading valutario su orizzonti temporali brevi, e quanto sia necessario avere strategie opzioni binarie 60 secondi.

 

C'è stata così una brusca frernata in quel percorso di crescita del cross Aud-Usd che dura ormai da diverse settimane, e che ha avuto una sola flessione subito dopo l'elezione di Donald Trump. Una crescita che peraltro ha messo in allerta le autorità monetarie australiane, visto che un AUD troppo forte può diventare dannosa, mentre una valuta più debole aumenterebbe il prezzo delle merci importate e quindi l'inflazione complessiva (che è sotto target).

I dati sui prezzi e i riflessi sul cambio Aud-Usd

Dicevamo dei dati sui prezzi al consumo, decisamente deludenti. Nel quarto trimestre del 2016 l'indice dei prezzi al consumo è risultato pari al +0,5%, ovvero sotto le aspettative (che erano di +0,7%) ed anche del dato precedente (anche esso a +0,7%). Le stime su base annuale scendono a loro volta, passando da +1,6% a un più basso +1,5%.

 

Subito dopo questi dati il cambio Aud-Usd era sceso di un punto percentuale, bruciando cioè i guadagni di una intera settimana. A fine giornata secondo i dati BDSwiss invece il cross valeva 0,7551 ovvero -0,41% (scopri perché definiamo BDSwiss affidabile).

 

Il punto è che questi dati sono una mazzata per le aspettative di inflazione della RBA, il cui target si colloca tra 2-3%. Parliamo di un valore che non viene raggiunto dal 2014, malgrado la banca centrale australiana sia intervenuta più volte tagliando il tasso di interesse (che ora è al minimo storico di 1,5%). Proprio per questo molti hano già spostato l'attenzione su prossimo meeting dell'istituto centrale, che è in programma il 6 febbraio. Non dovrebbero comunque esserci grosse sorprese, e il tasso dovrebbe essere lasciato così com'è adesso.