Economia italiana nel mirino: Fitch ci taglia il rating, Padoan si ribella: "Decisione incomprensibile"

La decisione dell'agenzia di rating Fitch di penalizzare l'Italia abbassando il giudizio sulla nostra economia a BBB non è andata giù al ministro Padoan. "Non vedo perché prendere una decisione simile - dice il ministro dell'economia da Washington - visto che mi sembra che non ci sia nulla di nuovo dal punto di vista economico. Parlano di fallimento del governo nel processo di riduzione del debito, ma è una parola che non accetto. Il debito italiano si è stabilizzato e sta iniziando a scendere. E' chiaro che noi per primi vorremmo vedere un calo ancora più rapido".

 

fitchL'agenzia di rating venerdì ha tagliato il giudizio sull’affidabilità del debito, portandolo appena oltre la linea della sufficienza. La motivazione principale è che il governo presenta maggiori rischi di debolezza o instabilità. "Questo espone maggiormente il Paese a potenziali shock sfavorevoli", rileva l'agenzia. La previsione di crescita per il 2017 pari allo 0,9%, contro l’1,1% indicato dal governo.

Le spine di Padoan e dell'economia italiana

Domani Padoan è atteso da un importante incontro negli States, visto che a New York vedrà i grandi investitori americani. Vale la pena ricordare che il 31% del debito italiano con scadenza a breve termine è nelle mani straniere, e quindi rassicurarli è essenziale.

 

I dubbi che gli verranno posti saranno presumibilmente legati alla durata di questo Governo, quali sono i piani per accelerare il ritmo di crescita (i dati mostrano che l'Italia è il paese che cresce al ritmo più lento della zona euro), e quanto è solido il sistema bancario italiano (alle prese con problemi riguardanti crediti deteriorati e crisi di redditività).

 

Va ricordato che a gennaio l'Italia era stata declassata anche dall'agenzia canadese Dbrs, che aveva tolto l’ultima A passandoci da “A-low” a “BBB high”, con prospettive stabili. Quella decisione era stata una botta forte per le banche italiane, visto che spinse la BCE ad aumentare la trattenuta sui titoli di Stato italiani dati in pegno dalle banche quando chiedono liquidità.