Alitalia rischia di costare un'enormità ai contribuenti italiani

La corsa contro il tempo per salvare Alitalia è partita, ma l'azienda va verso il commissariamento. A destare molte preoccupazioni sono le parole del ministro Calenda, che in un'intervista a SkyTg24 ha fatto notare quanto il quadro sia complicato. Se ci fosse qualcuno disposto a comprare l'intera compagnia, di sicuro porrebbe come condizione che i conti siano in equilibrio. L'unica via per farlo è scaricare questi debiti sui contribuenti, che finora hanno già pagato 7,4 miliardi di euro dal 2008 ad oggi.

 

alitaliaAl tempo stesso però, Calenda sostiene che il conto diventerebbe pure molto più salato se l'azienda fallisse. In quel caso infatti si genererebbe uno che per il prodotto interno lordo, visto che non esiste nessuno che possa garantire i collegamenti da una parte all’altra del Paese. E non ci sarebbero subito altre aziende pronte a rilevare questi collegamenti. Insomma, come ti muovi ti muovi, si prospetta uno scenario pesante.

Ricucire lo strappo in Alitalia

La sola possibilità è varare un prestito contenuto per dare modo all'azienda di tirare ancora avanti, e intanto tornare subito al tavolo delle trattative per un nuovo referendum (quello bocciato prevedeva tagli agli stipendi in media dell’8% e 900 esuberi).

 

E' la strada che ha cavalcato Matteo Renzi, che ieri ha stravinto le primarie Pd con il 70% dei voti e in serata ha addebitato ai toni duri del governo il risultato del referendum.

Nel frattempo domani l’assemblea degli azionisti di Alitalia accetterà la proposta di amministrazione straordinaria controllata, che era stata avanzata dal cda della ex compagnia di bandiera. Nel giro di pochi giorni il Governo procederà alla nomina di un commissario (ma dovrebbero essere tre) con un decreto.