Scade oggi il termine per presentare le offerte per le banche venete a Rothschild, advisor del Tesoro. Alla data room dovrebbero aver partecipato decine di soggetti (tra cui anche Bnl-Bnp Paribas). Tra i maggiori candidati a rilevare Veneto Banca e Popolare di Vicenza, nel caso in cui si procedesse a una separazione tra good e bad bank, c'è Intesa Sanpaolo. Addirittura la settimana scorsa sembrava addirittura essere l’unica pronta ad intervenire.
Sui dettagli dell'operazione si sta ancora ragionando tra Roma, Bruxelles e Francoforte. Tuttavia il grosso è fatto, e l'impostazione di fondo dell'affare non verrà toccato.
Essa prevede la cessione delle due banche venete a Ca de’ Sass, dopo che sarà stato ripulito il blocco dei crediti deteriorati attraverso un intervento pubblico da 5 miliardi. Questi
originariamente erano destinati alla A ricapitalizzazione precauzionale. A seconda poi delle modalità di vendita, il Tesoro potrebbe poi impegnare ulteriore denaro (nell’ordine
delle centinaia di milioni) anche nel patrimonio delle "good bank" nate dalla liquidazione.
Intesa in pole per salvare le Banche Venete
Oltre a Intesa non sembrano esserci altri concorrenti accreditati all'intervento. Si è parlato di Iccrea, supportata da Mediobanca come advisor. Ma questa ipotesi non pare che abbia avuto grande sostegno da Francoforte. Non è invece concreta l'ipotesi Unicredit, che per bocca del presidente Giuseppe Vita ha detto ufficialmente no a un intervento in tandem con Intesa.
Ricordiamo che nei giorni scorsi il consiglio dei ministri ha congelato il rimborso del bond da 150 milioni di euro targato Veneto Banca. Il provvedimento ha poi avuto il via libera anche dalla Commissione europea, visto che è in linea con le regole Ue. Nei prossimi mesi non sono previste altre obbligazioni in scadenza, visto che la prossima data sarà il 15 dicembre, quando la Vicenza sarà chiamata a rimborsare un bond al 4,6% di rendimento, per 250 milioni, di cui solo 50 in circolazione. Per Veneto Banca invece il primo impegno sarà solo nel 2018.