Tasso di interesse USA, ci sarà o no un rialzo a settembre?

Gli ultimi dati resi noti prima del weekend negli Stati Uniti hanno riacceso le possibilità di un altro rialzo dei tassi dopo l'estate. Ma davvero accadrà? Davvero ci sono le possibilità che la FED operi una nuova manovra restrittiva di qui a breve termine?

 

I dati sono stati indubbiamente buoni: disoccupazione ai minimi da 16 anni, 209 mila posti di lavoro creati a luglio e quasi tutti nel settore privato. Inoltre si risolleva un settore - quello del retail - che era stato duramente colpito dalla crisi. Basta questo per ampliare le chance di un nuovo ritocco ai tassi? Di sicuro fa il tifo per questa possibilità la BCE, perché un incremento del costo del denaro USA potrebbe togliere un po' di forza al super-euro. Anche in questa settimana la valuta unica è volata nel mercato valutario (qui trovate cos'è il fx trading).

 

Il rapporto tra euro e dollaro nel giro di pochi mesi è passato da quota 1,06 in orbita 1,19, con un incremento davvero impetuoso per quanto è stato progressivo e costante. Peraltro nell'ultimo periodo c'è stata una ulteriore accelerata, e lo dimostrano le tante volte in cui ci siamo imbattuti nell'Indicatore frattale trading sul grafico di questa coppia di valute.

I driver del tasso di interesse USA

Se guardiamo alla situazione politica, dopo tanti flop finalmente Trump può incassare una buona notizia. Tenuto contro che il tycoon è stato eletto principalmente perché ha promesso delle riforme importanti, vedere che il mercato del lavoro si risolleva è un buon segno. Non a caso Donald Trump se ne è subito attribuito il merito: «Numeri del lavoro eccellenti. E ho appena iniziato», ha cinguettato il presidente americano. C'è però anche il rovescio della medaglia: l'aumento si è concretizzato soprattutto nei settori dove offrono una paga bassa (come la ristorazione) mentre in settori ben pagati il lavoro ancora non decolla.

 

La cosa importante però è che per una volta almeno negli ultimi tempi, i report macro sono stati sorprendentemente buoni. Siccome la Federal Reserve punta soprattutto sui dati macro per sostenere la propria azione e alzare di nuovo i tassi di interesse, allora qualcosa potrebbe davvero muoversi a settembre. Tuttavia le pressioni inflazionistiche rimangano basse, e questo può essere un freno.

 

Complessivamente quindi riteniamo che tutto ciò non sia sufficiente per convincere la Federal Reserve ad anticipare già a settembre il terzo rialzo dei tassi 2017. Anche perché il prossimo mese l'istituto guidato da Janet Yellen dovrebbe concentrarsi sui dettagli necessari per avviare la riduzione del suo bilancio. La logica quindi dice che sarà dicembre (come l'anno scorso) il periodo più favorevole per l'ultima stretta monetaria dell'anno.