Multe dell'Antitrust alle imprese del cemento: facevano accordi sui prezzi

Ancora un intervento deciso dell'Antitrust, ancora una multa. Stavolta i destinatari sono alcune società che si occupano della vendita di cemento, alle quali è stata infiltta una multa per complessivi 184 milioni di euro (Italcementi, Buzzi Unicem, Colacem, Cementir, Sacci, Holcim, Cementirossi, Barbetti, Cementeria di Monselice, Cementizillo, Calme, Moccia e Tsc, ed Aitec). Secondo l'autorità garante le società avrebbero dato luogo ad una intesa nel quinquennnio che va dal 2011 al 2016, al fine di coordinare i prezzi di vendita in Italia e così controllare le relative quote di mercato.

Il funzionamento dell'intesa e le multe

multe cementiSecondo quanto accertato da Antitrust, le imprese definivano in maniera sistematica - anche attraverso riunioni associative - se procedere a degli aumenti di prezzo da attuare in modo identico. In questo modo riuscivano a conservare inalterate le proprie quote. Non solo: gli stessi partecipanti a questa intesa si attivavano per controllare che effettivamente gli aumenti di prezzo fossero applicati, avvalendosi finanche della collaborazione attiva del distributore Tsc.

 

Secondo il Garante anche l’associazione di categoria avrebbe assunto un ruolo importante ed attivo per lo sviluppo di questa intesa. Avrebbe infatti svolto un'azione di garante del rispetto degli accordi e della applicazione degli incrementi di prezzo annunciati dalle imprese cementiere. Inoltre avrebbe anche diffuso i dati relativi alle consegne di cemento sul territorio nazionale, questo al fine di verificare e monitorare le quote di mercato di ciascuna impresa e quindi la stabilità della collusione.

 

L'importo delle multe

Sfruttando proprio questo meccanismo il gruppo di aziende avrebbe fronteggiato la crisi riuscendo ad avere ricavi e margini aziendali superiori a quelli che si sarebbero ottenuti in un contesto di nomale concorrenza. Tutto questo quindi a danno della domanda rappresentata dal settore edile. Le multe maggioi sono stati inflitte a Italcementi (oltre 84 milioni) e Buzzi (59,7 milioni). Molto più contenute quelle a Colacem (18,2 mln), Cementir (5 mln), Holcim (2,3 mln), Rossi 5,8 (mln), Sacci (702mila euro), Zillo (4 mln), Barbetti (1,1 mln), Calme (1,7 milioni), Moccia (691mila euro), Aitec (148mila euro), Tsc (1.571 euro).

 

Va detto che alcune di queste aziende, respingendo ogni accusa hanno deciso di ricorrere alle vie legali. Italcementi ad esempio ritiene che gli addebiti siano infondati e quindi ha promosso ricorso al Tar del Lazio, sostenendo che le decisioni circa gli aumenti di prezzi siano sempre state prese in modo autonomo e indipendente dal comportamento delle altre aziende.