Web tax, si cambia: scende al 3% e l'e-commerce è salvo

Cambia ancora una volta lo scenario della Web tax. L’entrata in vigore resta fissata al 1 gennaio 2019, ma l'imposta che dovrebbe colpire i colossi del web viene dimezzata nell'importo. Si passa infatti da un'aliquota del 6% che era stata fissata al Senato ad una aliquota più morbida del 3%. La nuova versione del prelievo non si applica all’e-commerce e alle cessioni di beni, come inizialmente ipotizzato dal relatore, ma resta dovuta alle sole cessioni di servizi operate da soggetti residenti e non residenti. Viene quindi modificata la struttura della Web tax, dagli emendamenti presentati dal relatore alla manovra Francesco Boccia del PD.

Meccanismo e prelievo dell'imposta

web taxScompaiono sia le comunicazioni all’agenzia delle Entrate (e dunque lo spesometro per tracciare le imprese digitali), sia il credito d’imposta riconosciuto alle imprese residenti per evitare doppie tassazioni e scompare anche il ruolo di sostituti d’imposta a carico delle banche. La misura prevede infatti l’abrogazione della possibilità per le imprese residenti di compensare l’imposta pagata con il meccanismo del credito d’imposta, perchè sarà prelevata con l’applicazione di una ritenuta.

 

E' stato comunque previsto anche un meccanismo che salvaguarda le piccole medie imprese e le start up, dal momento che il versamento delle imposte diventa obbligatorio solo quando nel corso di un anno solare sono state effettuate almeno 3000 transazioni digitali. In questo modo la nuova imposta sul web - che si applicherà anche alle attività di data analitycs, cloud computing e sistemi di integrazione Ict - dovrebbe colpire solo i giganti del web come Facebook, Google o Amazon. Secondo il relatore della manovra ci sarà un incremento di gettito di circa 75 milioni rispetto a quelli previsti nella versione uscita dal Senato. Adesso dovrebbero essere infatti incassati circa 190 milioni, rispetto ai 115 della prima versione.