Trump e Nixon, stessa vision sul dollaro

Un tuffo indietro nel passato. Il rapporto tra Trump e il dollaro sembra molto simile a quello che c'era tra Nixon e il biglietto verde. Che l'andamento della valuta sarebbe stato uno dei temi caldi dell'amministrazione del tycoon era prevedibile. La situazione che si è creata per The Donald è molto simile a quella che c'era una cinquantina di anni prima con Richard Nixon. Stessi problemi, più o meno, e stessa voglia di ripristinare il potere assoluto dell'America, minato dalla forte crescita delle potenze orientali e dall'avanzata dell'alleato europeo, che cavalca l'onda dell'euro debole per per esportare a prezzi competitivi in USA.

Il rapporto tra Trump e il dollaro

dollaro trumpPer Trump e Nixon la reazione è stata simile, ed è stata affidata al Ministro del Tesoro. Quando c'era Nixon il ministro John Connally disse: "il dollaro è la nostra moneta, ma è un vostro problema". A distanza di pochi decenni Steve Mnuchin dice invece: "Un dollaro più debole per noi è positivo in termini di scambi e opportunità" (anche se poco dopo Trump ha corretto un po’ il tiro). Se vediamo alla successiva evoluzione dei fatti, ricordiamo che l'amministrazione Nixon sganciò il dollaro dall'oro e così ne provocò la caduta a beneficio dell’economia americana. Questo diede una bella mazzata a chi (Europa e Giappone) grazie al gold standard si era arricchito. Adesso sembra che la situazione evolva nello stesso modo...

 

Di sicuro le parole di Mnuchin non avranno fatto molto piacere a Mario Draghi. Al numero uno della BCE l'idea di un euro che viaggia verso quota 1,20 sta pure bene perché gli consente di tenere a bada i falchi che vorrebbero l'immediato addio al QE. Ma è altrettanto vero che Draghi non vuole che si non vada troppo oltre, perché un’economia USA che riparte a spese di quella Europea non gli va affatto giù. Se poi questo accade proprio nella parte finale del suo mandato è pure peggio.