Inflazione Usa al 2,1%, ma le Borse non reagiscono

L'inflazione stavolta non ha mietuto vittime. Anzi, le Borse hanno continuato a correre malgrado tutto. Il dato che è stato reso noto negli USA - circa i prezzi al consumo - è stato digerito quasi con noncuranza da parte degli operatori. L'inflazione americana viaggia a ritmi più sostenuto del previsto, e questo generalmente fa pensare a un possibile e più ravvicinato ritocco dei tassi. Eppure le Borse non hanno reagito a questa ipotesi. Malgrado i prezzi al consumo Usa siano saliti al 2,1% annuo, al di sopra dell'obiettivo della Federal Reserve.

Le borse e l'inflazione

inflazione borseMilano è stata la migliore in Europa, dove i rialzi sono stati diffusi. Più cauta Wall Street, che registrava +0,8% a un'ora dalla chiusura. L'unica spia rimasta accesa è quella riguardante i titoli di stato americani a 10 anni, il cui rendimento ha superato il 2,9%. Questo potrebbe significare che le attese di un quarto rialzo dei tassi da parte della FED si stanno scaricando sul segmento obbligazionario. I FED Funds indicano ora un 23% di probabilità che ci sia un quarto ritocco del costo del denaro nel 2018.

 

Ma tutto questo lascia comunque in parte senza spiegazione l'atteggiamento snob dei mercati riguardo la crescita dell'inflazione. Secondo alcuni analisti questo è dovuto al fatto che la crescita dei prezzi non è vista come sostenibile. In sostanza ci sono stati fattori temporanei che l'hanno portata a schizzare. Secondo altri inoltre, se è vero che l'inflazione è balzata al 2,1%, quella "core" è ancora lontana dal target FED (infatti è ancora all'1,5%). Ciò comunque fa ritenere meno probabile un quarto rialzo dei tassi. Pesa infine anche l'atteggiamento del nuovo capo della Federal Reserve Jerome Powell, che appena pochi giorni fa - nel giorno del suo insediamento - ha continuato a predicare gradualità nell'azionare la leva dei tassi. Difficile che appena arrivato faccia il passo più lungo della gamba.