Mercato del petrolio, la produzione USA preoccupa

Sono due i driver del mercato del petrolio che gli investitori tengono d'occhio. Da una parte la produzione degli Stati Uniti, dall'altra le dichiarazioni in arrivo dall’OPEC. Questi elementi sono gli unici in grado di influenzare davvero il mercato petrolifero. Un mercato che negli ultimi tempi ha avuto un andamento incerto, con le quotazioni del greggio che hanno fatto su e giù sui mercati internazionali.

Cosa succede sul mercato del petrolio

mercato del petrolioPartiamo anzitutto dai dati del mercato del petrolio. Dopo i recenti allunghi del Brent fino all'area dei 70 dollari, c'è stato un ripiegamento fin verso 64,34 dollari. Dinamica simile per il derivato sul WTI, che segna un calo a 61,14 dollari dopo che fra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio era stata raggiunta l'area dei 66 dollari al barile. A quel tempo grazie allo scalping Heikin Ashi intraday si fecero molti profitti. Alcuni osservatori hanno messo in luce il restringimento da inizio anno a oggi dello spread tra Brent e WTI passato da 6 a 4 dollari: un contesto che potrebbe sfavorire l'export di greggio Usa alimentato dal citato boom dello shale oil.

 

Tornando ai driver del mercato, i dati diffusi dal Cartello nel report mensile sembrano disegnare uno scenario molto positivo per la richiesta di greggio globale. Ma è il caso studiare come funziona plus500 web trader guida  in vista di un'entrata a mercato? Forse no. Infatti la crescita settimanale delle scorte USA preoccupa. Secondo gli ultimi dati dell'EIA si è andati sotto le attese a 1,84 milioni di barili (il consensus era a 2,82 milioni di barili di ricostruzione degli stock). Sebbene questo sia un segnale moderatamente positivo, non cancella il cattivo sentiment del mercato dettato dai nuovi record della produzione Usa. Proprio questa impennata rischia di rendere vani gli sforzi compiuti dal Opec per riequilibrare domanda e offerta globali del greggio. Cosa accadrà quindi adesso? Difficile dirlo.