Dazi commerciali, Trump alza il tiro con la Cina (che non reagisce)

Mentre Trump va avanti per la sua strada riguardo ai dazi commerciali, la Cina sembra fare orecchie da mercante e non reagisce. Almeno all'apparenza però, perché lo spettro di una guerra commerciale USA-Cina continua ad essere molto forte. Anche perché il presidente americano ha da poco annunciato la sua intenzione di imporre una nuova ondata di dazi sulle esportazioni cinesi. Un colpo da circa 60 miliardi di dollari, mica roba da poco.

La tensione sui dazi commerciali

dazi commerciali cinaDopo aver colpito i settori di acciaio ed alluminio e anche imposto pesanti tariffe su lavatrici e pannelli solari, adesso Trump vuole intraprendere un nuovo round di provvedimenti. Le nuove tariffe sono attese in pochi giorni, visto che già settimana prossima potrebbero vedere la luce. Ma Pechino per il momento non se ne cura. Il premier Li Keqiang anzi ha annunciato una maggiore apertura della Cina agli investitori esteri. Infatti sarà possibile commerciare nel paese orientale senza più l'odiosa condizione di dover stipulare accordi e joint venture con partner nazionali. A causa di queste condizioni per molto tempo le aziende USA hanno dovuto cedere tecnologia in cambio dell'accesso al mercato cinese.

 

Occhio però a ritenere che la Cina ignori le provocazioni statunitensi. Bisogna infatti ricordarsi che essa possiede circa 1.200 miliardi di dollari di titoli di Stato USA. Una mole simile rappresentano una grossa arma che Pechino potrebbe utilizzare per mettere un bel po' di pressione su Trump. Pera desso comunque il premier cinese ha evitato ogni riferimento alla questione, proprio evitare di alzare ulteriormente il livello di tensione. La Cina vuole limitare la tensione internazionale ed evitare una guerra commerciale. In sostanza, lo stesso che chiedono anche Mario Draghi a Chistine Lagarde, ma anche molti paesi del G20 di Buenos Aires. Il vertice dei ministri delle Finanze si è infatti chiuso con un comunicato che sottolinea la necessità di non limitare scambi internazionali e investimenti, perché sono motori di crescita, produttività, innovazione, occupazione e sviluppo.