Tassa sul Web, la UE non avanza e ora c'è chi vuole farsela da solo

Il progetto di imporre una tassa europea ai colossi dei internet (web tax) sta trovando numerosi ostacoli sul proprio cammino. Troppi pareri discordanti, troppe idee differenti. Al punto tale che c'è chi sta perdendo la pazienza, e progetta di andare per conto proprio. Alcuni Stati favorevoli all'introduzione di una imposta di giganti di internet infatti sono pronti ad avanzare in ordine sparso facendosi la propria tassa sul web, in attesa che arrivi una proposta unitaria.

Il cammino difficile della tassa sul web

tassa sul webIl più arrabbiato di tutti era il ministro francese Bruno Le Maire, che durante un incontro all'EcoFin ha tuonato: "Volete presentarvi alle prossime elezioni con il messaggio “abbiamo discusso molto, ma non abbiamo deciso nulla?” Auguri». Anche il ministro italiano Pier Carlo Padoan dice che in Europa «è tempo che si passi ai fatti». Secondo fonti diplomatiche, dietro qualche parere negativo ci sarebbe la pressione degli Usa, che vogliono ostacolare il progetto della Web Tax europea. Gli americani alimenterebbero il fronte dei paesi contrari alla tassa sul web: Malta, Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Danimarca, Svezia, Finlandia e anche il Regno Unito. Non a caso il lussemburghese Pierre Gramegna ha detto: «Un’imposta di questo tipo deve essere discussa con gli americani».

 

Se all'interno della UE le divisioni frenano la tassa sul web, dall'esterno giunge un assist da parte del OCSE. Il segretario generale Angel Gurria infatti ha annunciato che il report sulla tassazione digitale verrà confezionato con un anno di anticipo, e sarà pronto nel 2019 anziché nel 2020. Un fattore che potrebbe dare slancio a quei paesi che anziché una soluzione comunitaria, preferiscono una soluzione globale. La UE vorrebbe infatti introdurre a breve termine un’imposta del 3% sul fatturato delle multinazionali del web che hanno un volume d’affari globale superiore ai 750 milioni di euro, di cui 50 all’interno dell’Ue.

 

Nel frattempo il commissario agli affari economici Pierre Mocovici ha spiegato che, anche se non c'è consenso, tanti paesi sono favorevoli alla proposta della Commissione UE. La speranza è di raggiungere un accordo entro fine anno, prima del nuovo ciclo di elezioni europee e della nuova Commissione. Riguardo l'idea di aspettare l'OCSE invece ha aggiunto: "se fossi sicuro di un consenso internazionale nel 2019, la mia posizione sarebbe diversa. Ma non ci sarà, siamo realistici".