Commercio, è già scontro sulla riforma delle liberalizzazioni

Il mondo del commercio si interroga e si divide sulla proposta di legge del Governo che vuole frenare la liberalizzazione delle aperture nei giorni festivi e nelle domeniche (coinvolgendo finanche lo shopping online, i cui ordini potranno essere evasi solo nei giorni feriali). Quest'ultima venne introdotta da una legge del 2011, da parte del governo presieduto da Mario Monti.

Commercio e liberalizzazioni: è battaglia

commercio liberalizzazioneConfimprese - che riunisce i negozi in franchising - si schiera contro la limitazione al commercio libero. Secondo il suo punto di vista infatti si rischia un tracollo del 10% del fatturato che costringerebbe le imprese a licenziare. Una mannaia che potrebbe abbattersi su 400mila posti di lavoro. La misura che in particolare allarma di più sarebbe il limite massimo di 12 giorni festivi di apertura all’anno previsto dal progetto di riforma. La riforma prevede poi che in ogni comune il 25% degli esercizi rimanga aperte per settore merceologico. Con turni a rotazione stabiliti a livello comunale. "La gente consuma se ne ha l’opportunità, ma se i negozi sono chiusi rinuncia e non compra", sostiene Confimprese.

Confesercenti dice sì

C'è però chi è convinto che una riforma sia necessaria. Ad esempio Confesercenti, che evidenzia lo scarso successo avuto dalle liberalizzazioni introdotte dal Governo Monti. Avrebbero dovuto aiutare il commercio spingendo i consumi, mentre invece non l'hanno fatto. A tal proposito viene evidenziato come nel 2017 le vendite del commercio al dettaglio sono state inferiori a quelle del 2011, ultimo anno prima della liberalizzazione. Inoltre ha spostato quote di mercato a vantaggio della grande distribuzione, penalizzando i piccoli esercizi. Questo perché non operando alcuna distinzione tra piccoli e grandi esercenti, li ha messi in condizione di concorrenza diretta e spietata. La richiesta di Confesercenti è di restare aperti solo quando e dove necessario, specialmente nelle località turistiche e con maggiore potere decisionale delle Regioni.

 

Nel dibattito si è inserita anche Coop, che ha chiesto di partecipare al tavolo di Governo per cercare un nuovo equilibrio tra le esigenze dei consumatori e quelle dei lavoratori.