Valute africane, ecco perché alcune soffrono

Ci sono valute che la stragrande maggioranza dei trader non considera neppure, e che invece pochi (esperti) continuano a monitorare per le prospettive che hanno. Sono le valute di alcuni paesi africani come Kenya, Zambia e Uganda, difficili da negoziare perché sono davvero pochissime le piattaforme di trading che le quotano. Potete cercarle registrandovi su ogni piattaforma trading online demo gratis senza deposito, finché non trovate quella che le propone.

 

Le valute di questi tre paesi stanno attraversando un momento difficile, come del resto tutte quelle dei mercati emergenti. L'indebolimento potrebbe proseguire anche la prossima settimana, per tre ragioni. Anzitutto per il possibile aumento della domanda di dollari, in secondo luogo per le preoccupazioni per il rimborso del debito, e infine per la moderata propensione al rischio sui mercati.

Le tre valute africane in esame

valute africaneLo scellino keniota potrebbe indebolirsi nella prossima settimana a causa del mancato rinnovo dell'accordo con il Fondo Monetario Internazionale. Le banche commerciali hanno quotato lo scellino a 100,96 / 101,16 dollari per dollaro. L'accordo da $ 989,8 milioni concesso per ammortizzare l'economia in caso di imprevisti shock esterni, è scaduto questa settimana.

 

Consiglio: tra le cosa da conoscere prima di fare investimenti sulle valute, c'è la strategia spread trading forex (guida esempi).

 

Lo scellino dell'Uganda si sta indebolendo per ragioni anche tecniche, visto che la fiducia nella valuta locale si assottiglia dopo aver attraversato il livello psicologico di 3.800. Potrebbe diffondersi una sorta di panico nell'interbancario, a meno che la banca centrale non decida di intervenire per ripristinare la fiducia.

La kwacha dello Zambia viene invece penalizzata dalle dimensioni crescenti del debito del paese, nonché dal calo dei prezzi del rame (parliamo del secondo più grande produttore africano di rame). Anche in questo caso entrano in ballo i rapporti con il Fondo monetario internazionale, che potrebbe concedere un prestito di 1,3 miliardi di dollari.