Deficit, l'Italia vuole essere come Spagna, Francia e Grecia

La battaglia sul deficit tra UE e Italia è appena cominciata. La Commissione Europea ha bocciato il Def presentato dal nostro governo, che tra le varie argomentazioni potrebbe evidenziare di non essere il solo a discostarsi dalle regole europee sul deficit (che da noi sarebbe al 2,4% del Pil). Gli esempi sono Spagna, Francia e Grecia. Ma perché la UE con loro sta facendo tante storie?

La differenza di deficit

deficitLo sforamento della Spagna aveva proposto di portare il suo deficit 2019 all'1,8%, in aumento rispetto al concordato 1,3%. Comunque si tratterebbe di una riduzione rispetto al 2,5% indicato per quest’anno. Va anche detto che nel 2012 era al 10,5%, quindi la riduzione è stata sostenuta. Inoltre la Spagna prevede una crescita del 2,2% nel 2019, dopo il 2,8% stimato per quest’anno. Il suo debito è inoltre in lento calo dal 100,4% del 2014. Va anche evidenziato come nonostante Bruxelles abbia “permesso” questa correzione, il nuovo budget potrebbe non ottenere il via libera dal Parlamento spagnolo.

 

Un altro paese con cui Bruxelles non sembra essere così rigida è la Francia. Il paese di Moscovici ha annunciato per il 2019 un rapporto deficit/pil del 2,8%, dopo il 2,6% previsto per fine 2018. Una situazione che all'apparenza è molto simile a quella italiana quindi. In realtà però Parigi tornerà a un deficit dell’1,4% nel 2020, mentre per il 2022 è previsto poi un deficit dello 0,3%. Quindi quasi il pareggio di bilancio. Inoltre il debito pubblico nell’intero periodo calerà.

 

L'ultimo paese che ha chiesto a Bruxelles uno sforamento sul deficit è la Grecia. Il governo ellenico ha presentato due budget. Uno rispetta i parametri europei, l'altro invece no. Dalla parte sua però può mostrare con fierezza un surplus primario, esclusa la spesa per interessi, del 4,2% del pil nel 2017, ben superiore all’obiettivo dell’1,75 per cento. Inoltre anche nel 2018 dovrebbe esserci un surplus notevole, al 3,5%, che il governo deve rispettare fino al 2022 e l’anno prossimo, operando il taglio alle pensioni, l’avanzo potrebbe raggiungere il 4,14%, con un debito in calo dal 183% del pil di quest’anno al 170,2 per cento.