Bilancia commerciale Giappone, primo calo dal 2016 delle esportazioni

La bilancia commerciale del Giappone è tornata a registrare un surplus nel mese di settembre, ma intanto le esportazioni hanno segnato per la prima volta da 2 anni un calo tendenziale. Questi sono i due dati più rilevanti in uscita oggi dal paese nipponico, che pongono dei dubbi sulla crescita dell'economia giapponese.

I dati sulla bilancia commerciale

bilancia commercialeSecondo il Ministero delle Finanze del Giappone (MOF), la bilancia commerciale ha registrato un attivo di 139,6 miliardi di yen (dopo un rosso di circa 445 miliardi il mese precedente), a fronte di attese per un deficit di 50 miliardi. Rispetto ad un anno fa il surplus è calato del 78,7%, mentre in termini di volumi l'export è calato dell'1,2% a 6.726 miliardi di yen (6.810 miliardi ad agosto 2017), le importazioni hanno registrato invece una crescita del 7% a 6.587 miliardi di yen (6.156 miliardi nello stesso mese dell'anno precedente). Il dato risulta inferiore alle attese che erano per una crescita del 13,7%.

 

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A penalizzare le esportazioni giapponesi (e di conseguenza la bilancia commerciala) sono state le minori consegne di merci verso Cina e Stati Uniti. Tutto questo pone degli allarmi riguardo alla crescita economica giapponese del terzo trimestre e alimenta le preoccupazioni per il crescente impatto della disputa commerciale Usa-Cina. Se ipotizziamo che le frizioni commerciali tra Usa e Cina abbiano effetti diffusi sul commercio globale, allora le esportazioni giapponesi faranno fatica a crescere.

 

Sotto il profilo valutario, lo Yen ha guadagnato un po' di terreno contro il dollaro (potete verificarlo sulla migliore piattaforma per trading online). Più che altro è proprio l'USD che sta perdendo la sua attrattiva come bene rifugio per gli investitori, che invece preferiscono alternative come lo yen e il franco svizzero. La recente svendita nei mercati azionari statunitensi all'inizio di ottobre è stata accompagnata da un aumento dello yen e del franco svizzero e da un calo del dollaro, a suggerire proprio un cambio di ruolo.