Banche, troppi titoli tossici nei bilanci: rischio tracollo

Quando si parla dei pericoli delle banche, generalmente il primo pensiero va agli NPL, ovvero ai crediti deteriorati che sono nei loro bilanci. Negli ultimi anni sotto la spinta della BCE, gli istituto europei hanno dovuto dare una bella sforbiciata a questi asset rischiosi. Tuttavia ci si dimentica spesso dell'esistenza di un rischio ancora più imponente (12 volte più grande), sebbene più lontano: i titoli tossici.

I bilanci delle banche e i titoli tossici

banche titoli tossiciI titoli tossici sono quelli illiquidi (nel gergo tecnico chiamati di "Livello 2 e 3"), derivanti dalla cartolarizzazione dei mutui e prestiti subprime e venduto dalle banche ai propri clienti (tra cui, spesso, fondi di investimento) ma dal valore molto incerto. La “tossicità” sta nella loro capacità di “avvelenare” i bilanci delle banche, perché difficilmente rivendibili senza incorrere in rilevanti minusvalenze o svalutazioni poiché gli emittenti sono ormai divenuti insolventi.

 

Il problema è che non esistendo un mercato di riferimento per questi titoli, non esiste la possibilità di stabilire in modo univoco il loro prezzo. Per questo le banche li iscrivono nel bilancio a un prezzo ricavato o dal confronto con titoli simili oppure da complessi calcoli matematici. Questa discrezionalità nel valutarli, fa sì che gli istituti creditizi siano spinti a usare la discrezione nel valutare questi attivi a proprio vantaggio. In primo luogo questo si fa proprio classificandoli nel Livello 2 anziché nel Livello 3 (ritenuto più tossico). E non c'è Vigilanza che possa fare verifiche.

Una montagna che può franare

Il guaio grosso è che Bankitalia ha avvertito che nei bilanci delle banche europee c’è una montagna di titoli tossici, pari a 6.800 miliardi di euro. Si tratta di un valore 12 volte superiore a quello dei crediti deteriorati (NPL). Cosa ancora più inquietante è che tali titoli si concentrano per il 75% in due soli Paesi, la Germania e la Francia. Ovvero i due paesi ritenuti finanziariamente più solidi. Una svalutazione anche piccola, comporterebbe una gravissima crisi.