Risparmio gestito, in Italia cala la raccolta ma i costi salgono

Il settore del risparmio gestito italiano ha costi più elevati che in passato, e una raccolta che per la prima volta dal 2001 potrebbe ridursi. Questa è la fotografia del settore fatta da Assogestioni, che tra poco confermerà i dati del 2018 dai quali emerge questo quadro poco entusiasmante.

La fotografia del risparmio gestito

risparmio gestitoIl risultato dell'intera industria del risparmio gestito dovrebbe essere il peggiore degli ultimi 5 anni (dal 2013 al 2018). Se i risultati calano, quelle che invece non scendono ed anzi aumentano sono le commissioni caricate sui fondi. I clienti hanno così visto erodere i propri risparmi da mesi di magre performance. Il guaio è che con Mifid 2 le cose andranno anche peggio.

 

La situazione è stata analizzata da ESMA, ovvero l'autorità europea di sorveglianza dei mercati finanziari. Emerge che il prezzo dei prodotti in Italia è superiore alla media continentale, e soprattutto incide in maggior misura sulle performance finali. Ad esempio, in ambito azionario il costo degli strumenti venduti in Italia dal 2008-2017 ha avuto un impatto elevatissimo sul risultato finale: il 37%, làddove la media europea è 24%. Non va certo meglio nell'ambito obbligazionario, dove il costo ha inciso sulla performance per il 33,5%, contro il 27% europeo. 

Costi alti e raccolta in calo

Ma cosa determina questi costi così più elevati del risparmio gestito italiano rispetto al resto d'Europa? Diversi fattori (messi in luce da Esma). Ad esempio la struttura delle commissioni, il quadro normativo più rigido, la struttura del mercato che è sbilanciato sui bond anziché sulle azioni, i canali di distribuzione.

Se consideriamo i costi e anche le performance negative dei fondi negli ultimi 12 mesi, non ci si stupisce che la raccolta stia diminuendo. Il 2018 potrebbe passare alla storia come il primo anno dal 2011 in cui il valore complessivo all’interno dell’industria italiana subisce una contrazione.