Lavoro, l'Italia non sa creare nuovi posti (-0,3% in 10 anni)

L'Italia è il paese europeo dove ogni anno si creano meno posti di lavoro. Lo evidenzia l'ultimo rapporto Censis-Eudaimo, che fotografa la situazione del mercato lavorativo e retributivo del Belpaese.

Poco lavoro, soprattutto al Sud

lavoroL'ultimo decennio dimostra che a differenza di molti altri paesi della UE, non siamo in grado di generare posti di lavoro a sufficienza. In Italia dal 2007 al 2017 il numero di occupati è sceso dello 0,3%, Mentre un paese già forte come la Germania è stato capace di creare 8,2% di posti di lavoro. Ma sullo stesso percorso virtuoso si trovano pure Regno Unito (+7,6%) e Francia (+4,1%), e la maggior parte dei paesi UE, visto che la media complessiva dell’Unione è stata un incremento del 2,5%.

 

Se restringiamo il quadro del mondo del lavoro solo all'Italia, ci accorgiamo che non soltanto noi sappiamo creare lavoro, ma lo distruggiamo dove servirebbe ovvero al Mezzogiorno. Infatti sebbene il calo sia diffuso in tutte le aree geografiche, è proprio al Sud che si registra il dato peggiore (-2,9%). Sono però andati male anche il Centro (-0,4%), e perfino le ricche aree del Nord-Ovest (-1,1%) e Nord-Est (1,3%).

Stipendi e orari

Circa le retribuzioni, negli ultimi vent'anni si è ampliata la forbice tra operai e impiegati da una parte, e dirigenti dall'altra. Rispetto al 1998 il reddito individuale dei dipendente è sceso del 2,7%, quello degli impiegati si è ridotto del 2,6%, mentre i dirigenti hanno visto un incremento retributivo del 9,4%. Oggi lo stipendio di un operaio è in medio il 40,9% di quello di un dirigente (per l'impiegato è il 53,4).

 

A livello di orari, la percezione dei lavoratori è che i loro orari siano sempre più lunghi o comunque si lavora con maggiore intensità (lo dice il 50,6%). Circa 2 milioni di lavoratori svolge turni notturni, mentre 4 milioni ha turni nei giorni domenicali e festivi. Altri 4 milioni dice di lavorare anche da casa, quindi oltre l'orario di lavoro. Cinque milioni fa straordinari che poi non vengono pagati. Il quadro poco entusiasmante prosegue con il rapporto lavoro-salute-famiglia, visto che 5,3 milioni di dipendenti accusano sintomi dello stress e più o meno lo stesso numero si rammarica di non avere abbastanza tempo da da dedicare a se stessi o alla famiglia.