L'Italia ottiene una importante vittoria nei confronti della Commissione Europea, riguardo al piano di salvataggio delle banche. Secondo il tribunale europeo infatti, il nostro paese utilizzò legittimamente i capitali del Fondo Interbancario per salvare Tercas (Cassa di risparmio di Teramo). Una mossa che venne contestata nel 2015 dal commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, che considerava l'aiuto alla banca teramana come aiuto pubblico.
La vittoria dell'Italia su Banca Tercas
Il tribunale
UE ha deciso di accogliere le ragioni dell'Italia, perché i capitali messi a disposizione dal Fondo sono capitali privati e non pubblici. Infatti sono le stesse banche che
mettono da parte delle somme per coprire i depositi fino a 100 mila
euro.
Per questo il tribunale Europeo ha accolto il ricorso dell’Italia e della Bari, sostenuto dalla Banca d’Italia, affermando che la Commissione non disponeva di indizi sufficienti per giungere alla conclusione che si trattava di un intervento pubblico (non consentito). Anzi, "gli interventi di sostegno a favore di Tercas non costituivano l’esecuzione di un mandato pubblico". Inoltre "l'autorizzazione da parte della Banca d’Italia di tale intervento a favore di Tercas, non costituiva indizio che consentiva d’imputare la misura di cui trattasi allo Stato italiano".
Gli altri salvataggi mancati
Resta però il danno causato da quella decisione della UE all'epoca. Infatti il veto europeo impedì nel 2015 di usare lo stesso meccanismo per sostenere Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara. Per esse infatti si rese necessario un altro tipo di soluzione. Con un decreto infatti, il governo Renzi stabilì per le quattro banche lo scorporo della parte «sana» dalla «band bank» e l’azzeramento di alcune classi di titoli (azioni e obbligazioni subordinate) vendute anche ai risparmiatori. Questo meccanismo però creò un problema forte a livello di intero sistema bancario, che sarebbe stato evitato se la Commissione Europea non si fosse opposta.