Tassa su bibite e merendine, ecco come ha funzionato (e non) all'estero

La tassa su bibite gassate e merendine potrebbe diventare una realtà anche nel nostro paese. La proposta è partita dal ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti, che vorrebbe servirsene anche per finanziare la scuola. Se ne parla, e ovviamente si scatena il dibattito tra favorevoli (per ragioni più salutiste che economiche) e contrari (per le ripercussioni sulle aziende).

Esempi esteri di tassa sui prodotti iper-zuccherati

tassa su zuccheriLa "health tax", che va a colpire i prodotti ricchi di zuccheri, non è però una novità assoluta. L'Italia può infatti attingere all'esperienza che in alcui paesi stranieri hanno avuto con questa tassa. Si tratta soprattutto di Ungheria, Regno Unito e Danimarca, dove è stata introdotta da tempo e con risultati alterni. In Ungheria ad esempio è stato un successo, mentre nel Regno Unito (dove è stata introdotta nell'aprile del 2018) le cose non sono andate proprio come si sperava: il Tesoro britannico prevedeva di incassare circa 500 milioni di sterline l'anno, la realtà dice 240 milioni. La Danimarca invece è andata talmente avanti, che 80 anni dopo averla introdotta l'ha addirittura abolita perché ritenuta dannosa per l'economia. Una tassa sulle merendine c'è anche negli USA, dove ha prodotto qualche risultato positivo.

Benefici per salute e finanza pubblica

E' fuor di dubbio che ridurre gli zuccheri presenti nella nostra alimentazione sarebbe positivo per la salute. Basti pensare che nel nostro Paese un Italiano su due è sovrappeso, e che l'obesità è la seconda causa evitabile di tumori dopo il fumo. La tassa che deincentiva il consumo di certi prodotti iperzuccherini, potrebbe incidere sulle abitudini dei consumatori, ma anche spingere i produttori a sviluppare ricette meno zuccherine. Nel Regno Unito ad esempio, il 50% dei produttori ha riformulato la quantità di zuccheri all'interno di snack e bibite, evitando così di essere colpito dalla tassa.

 

Ma una tassa del genere sarebbe utile anche per le casse dello Stato. La spesa connessa alla cura di patologie collegate all'abuso di zuccheri infatti è altissima, e in questa logica la tassa sarebbe utile. La riduzione del consumo di bevande e snack dolci dovrebbe portare a una conseguente riduzione dell'incidenza di diabete, obesità e malattie cardiovascolari sulla spesa sanitaria pubblica. Il Centro studio ricerca sull'obesità ha calcolato che nel 2016 in Italia l'impatto economico, comprensivo del calo della produttività e della mortalità precoce, ha raggiunto i 9 miliardi di euro.