Prestiti UE del Recovery fund, nei conti pubblici potrebbero alzare del 10% il debito/Pil

Il Governo italiano sta lavorando alla definizione del piano per il suo Recovery Plan, ovvero il programma di rilancio dell'economia finanziabile con i fondi UE. Come verranno impiegati quei 209 miliardi di euro - in gran parte prestiti UE - andrà spiegato anche a Bruxelles, ma tuttavia non occorrerà presentare un piano compiuto entro metà del prossimo mese (forse bisognerà farlo entro gennaio). Meglio così, perché alcuni punti vanno ancora definiti e chiariti.

Prestiti UE e debito pubblico 

prestiti ueIl più importante riguarda il trattamento in bilancio delle somme ricevute grazie al Recovery Fund. E' una questione puramente tecnica, ma con importanti implicazioni finanziarie e politiche. Visto che la maggior parte del NextGenEU si tradurrà in prestiti (125 miliardi), bisogna capire come trattarli sotto il profilo contabile. A tal proposito il Governo ha già rivolto una domanda alla Commissione europea: occorre includerli nel calcolo del debito pubblico? Se fosse così il nostro debito pubblico schizzerebbe verso l'alto di un ammontare pari a circa il 10% del PIL. Roba che spaventa gli investitori.

L'asterisco

Se Bruxelles non consentirà un trattamento separato e quei prestiti dovranno finire il bilancio, allora bisognerà fare come per i debiti riconducibili ai finanziamenti al MES per il salvataggio di Grecia e altri Paesi un decennio fa: mettere un asterisco per spiegare la loro natura. Con i fondi del Recovery Plan si dovrebbe far lo stesso, perché trattandosi di prestiti a tassi quasi zero, rimborsabili in trent’anni e oltre, sono quote di debito molto sostenibili. Questo sempre per non allarmare gli investitori.

Le linee guida e i progetti

Nel frattempo che si chiarirà questa faccenda, il Governo sta studiando le linee-guida del suo Recovery plan. Sta coinvolgendo le grandi imprese pubbliche e private, così da identificare i progetti che potenzialmente hanno il maggiore effetto moltiplicatore sulla crescita. Incontri riservati, così da evitare ripercussioni sui listini di Borsa, vista la dimensione delle somme in gioco.
Mercoledì la riunione del Ciae, Comitato interministeriale Affari europei, dovrebbe approvare e mandare in parlamento il primo piano d’indirizzo, che dovrebbe indicare sei grandi aree di investimento e altrettanti capitoli di riforme. A fine settembre ci sarà la nota di aggiornamento ai conti, mentre a metà ottobre con il primo invio di linee-guida a Bruxelles.