La crisi economica sta cambiando il mondo del lavoro. Ha infatti costretto molti professionisti a reinventarsi, ricollocandosi con nuovi ruoli in ambito lavorativo. Si spiega anche così la vertiginosa crescita dei rider, i fattorini che consegnano pasti a domicilio. Nel corso di un anno, il loro numero è raddoppiato, passando da 15mila a 30mila.
Il lavoro dei rider
Tutta colpa del
Covid, che ha cancellato dalla mappa del lavoro tantissime persone, e al tempo stesso ha fatto impennare le richieste di cibo a domicilio da parte del popolo "stay
home".
Al di là del dato numerico, è cambiata proprio la stessa fisionomia del rider. E' cresciuta l’età media (prima della pandemia era 27 anni). Allo stesso modo
è aumentato anche il numero di ore lavorate (erano 15 a settimane in media).
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Profilo professionale
Soprattutto, prima era un lavoro per soli studenti o quasi (secondo Assodelivery lo erano 3 rider su 4), oggi invece chi fa consegne a domicilio spesso decide di farne una professione stabile. Anche perché si guadagna bene, se fatto bene. Circa 2mila euro al mese, al netto di benzina, assicurazione e tasse. Per un quinto dei rider in circolazione il food delivery costituisce adesso l’attività lavorativa prevalente.
Certo non è un lavoro facile. Tutto il giorno a macinare chilometri su strade (oggi semivuote per effetto del virus) in sella allo scooter, alla bicicletta e persino sui
monopattini in affitto. C'è anche chi lo fa in auto, anche se difficilmente sarà possibile farlo ancora quando il traffico riprenderà ad essere più sostenuto.
Il boom durante la pandemia
Secondo l'Osservatorio nazionale di Just Eat, nel 2020 il digital food delivery ha avuto una crescita significativa che lo ha portato a rappresentare tra il 20 e 25% dell’intero settore del domicilio. Grazie al lockdown, il mercato si è espanso notevolmente, giungendo potenzialmente a servire circa 40 milioni di persone.