Difficilmente il mondo riuscirà a evitare il surriscaldamento di 1,5 gradi entro fine secolo. Ma anche se ci riuscisse, alcuni effetti del climate change rimarranno comunque
irreversibili e servirà un fiume di denaro per adattarsi.
Soldi che sarà molto difficile reperire, dal momento che secondo un calcolo parliamo di costi che superano diverse volte la somma che gli Stati incassano.
Adattarsi al nuovo clima ha dei costi
A lanciare questo allarme è l'Unep, l'organizzazione internazionale dell'ONU che dal 1972 si occupa dei cambiamenti climatici e della tutela
dell'ambiente.
Nel rapporto Adaptation Gap Report 2021, giunto alla sesta edizione e presentato alla Cop26, evidenzia gli aspetti positivi e negativi dello scenario attuale.
Da una parte le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici stanno crescendo (l'Unep ha analizzato gli impegni di 190 nazioni più l’Unione europea). Insomma i programmi ci
sono.
Tuttavia mancano i finanziamenti e l'attuazione concreta dei programmi stessi. Perché per arginare i danni del climate change bisogna sostenere dei costi
elevatissimi.
Un fiume di denaro che non c'è
La stima per l'adattamento ai cambiamenti climatici evidenzia che nei Paesi in via di sviluppo, i costi per implemetare i piani contro il cambiamento climatico sono enormi, e il divario rispetto ai paesi già sviluppati continua ad ampliarsi sempre di più.
Rispetto al 2016, i costi si avvicinano ai 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2030, per poi salire anche fino 500 miliardi di dollari all'anno entro il
2050. Significa che nei Paesi in via di sviluppo si arriva a costi che sono 10 volte superiori agli attuali flussi finanziari pubblici (che ammontano a quasi 80 miliardi
nel 2019).
L'occasione mancata
L'UNEP evidenzia inoltre che i piani di max-stimolo economici per la ripresa post-Covid (come il Recovery Plan UE), sono una occasione persa. Dei 16.700 miliardi di dollari distribuiti in tutto il mondo, soltanto una piccola parte è stata investita in misure verdi e resilienti.