Economia britannica post-Brexit: meno reddito e ricchiezza in calo


Sono passati quasi 6 anni da quando i cittadini britannici hanno deciso di dire addio all'Europa con Brexit. Dal referendum del giugno 2016 sono discese conseguenze importanti, tanto in termini di reddito che di crescita, come hanno evidenziato gli economisti di Natixis.

 

Durante la campagna politica per quel referendum, la Brexit veniva presentata come un’occasione di alimentare la crescita dell’economia britannica. Le cose sono andate diversamente.

L'effetto Brexit sull'economia britannica

economia britannicaNel complesso l'economia britannica non ha ottenuto miglioramenti da Brexit. Se fino al 2016 il PIL del Regno Unito era cresciuto più velocemente rispetto a quello della zona euro, da allora in poi non è più successo.

 

Il PIL pro capite del Regno Unito è diminuito, anche se ciò è dovuto al tasso di cambio della sterlina.
Il calo dell'immigrazione ha prodotto anche un calo della forza lavoro, nonché una significativa perdita di posti di lavoro dal 2016 al 2022 rispetto all'Eurozona.

Il commercio internazionale

Sono cresciute notevolmente le importazioni del Paese, mentre il calo di export verso la UE non è stato compensato da un aumento verso quelle di altri paesi. Inoltre le quote complessive del mercato delle esportazioni del Regno Unito sono diminuite.


Sono però calati anche gli investimenti complessivi delle imprese, anche se questo dato relativo all'economia britannica è in linea con quella della Eurozona.
Gli afflussi diretti di investimenti sono scomparsi, mentre gli investimenti immobiliari sono rimasti assai robusti.

Il mercato azionario

Dal 2017, i prezzi delle azioni nel Regno Unito sono diminuiti drasticamente rispetto all'Eurozona. Il che è coerente con il calo della redditività delle società britanniche rispetto a quelle della zona euro. Per i fautori del “Leave” la Brexit avrebbe liberato la finanza britannica da molti vincoli burocratici. Per la City però il divorzio dall’Unione sta presentando più ostacoli del previsto, anche se Londra è destinata a rimanere un centro finanziario globale.