La riunione di politica monetaria che settimana scorsa si è svolta a Seul, ha visto la Bank of Corea lasciare il costo del denaro al 3,5%. L'istituto centrale ha fermato così il
ciclo di strette monetarie che aveva visto ben 7 incrementi consecutivi dei tassi di interesse, a partire dalla prima parte del 2022.
Questo lungo ciclo di strette aveva portato il costo del denaro al livello massimo da lontano 2008.
La mossa della BoK sul costo del denaro
Gli analisti si aspettavano questo cambio di rotta da parte della banca centrale, che in questo modo ha deciso di cambiare il proprio obiettivo principale di
politica monetaria. Finora la preoccupazione maggiore era quella di contenere la crescita dei prezzi.
Adesso la banca centrale si pone come scopo fondamentale quello di fornire un sostegno all'economia, dal momento che la crescita interna sta rallentando, i consumi si stanno
indebolendo e continua ad esserci un calo dell'export.
Evitare ulteriori aumenti del costo del denaro dovrebbe favorire la ripresa.
Previsioni sull'economia coreana
Secondo a Bank of Corea, l'economia Nazionale dovrebbe trarre beneficio da tutto ciò a partire dalla seconda metà di quest'anno. Un effetto positivo verrà
indotto anche dalla crescita del partner cinese e dal settore IT.
Secondo le previsioni dell'Istituto centrale, il prodotto interno lordo nazionale dovrebbe salire all'1,6% quest'anno, una misura che è leggermente inferiore rispetto alle
previsioni fatta 9 mesi scorso. Per quanto riguarda invece l'inflazione, la banca di Corea si aspetta una crescita al 3,5%. Si tratta di un valore minore rispetto al precedente previsione che era
3,6%.
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Le ripercussioni sulla moneta
La decisione di mantenere fermo il costo del denaro ha consentito al Won coreano di rimanere abbastanza stabile rispetto al dollaro americano, tra due livelli di supporto resistenza trading molto
importanti. Il cambio USDKRW rimane attorno a quota 1300, che comunque è il massimo da metà dello scorso dicembre.
Nell'ultimo periodo la valuta coreana si è indebolita rispetto al Dollaro a causa della prospettiva di una Federal alla Riserva nuovamente aggressiva sul fronte dei tassi di interesse.