Lavoro, i giovani italiani scelgono sempre di più l'estero per fare carriera

La ricerca di un lavoro - che sia il primo, uno migliore o uno più remunerato - continua a spingere molti giovani italiani a trasferirsi all'estero. E' un fenomeno molto più grande di quanto risulta dalle statistiche ufficiali. Forse addirittura oltre tre volte di più.

I dati sulle fughe per lavoro

lavoro giovaniSecondo i dati ISTAT la cifra dovrebbe essere di quasi 500mila giovani che hanno detto addio al nostro Paese per andare all'estero. Ma secondo un recente studio della Fondazione Nord Est e dell’associazione Talended Italians in the Uk, questi numeri arriverebbero a circa 1,3 milioni. La discrepanza nasce dal fatto che molti di quelli che se ne vanno, continuano a mantenere formalmente la residenza nel Paese, per cui "sfuggono" alle statistiche Istat.

 

Al di là delle motivazioni che li spingono a questa svolta (prevalentemente il lavoro), complessivamente si può stimare una popolazione italiana all'estero di circa 3,1 milioni, quasi un milione in più rispetto a quanto registrato dall’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.

Paese poco competitivo

Questa continua emorragia di giovani viene resa ancora più eclatante da un altro dato, stavolta di Eurostat (l’agenzia statistica europea). Per ogni giovane straniero che l'Italia riesce ad attrarre nel paese, ben 17 italiani se ne vanno via, con destinazione UE o Regno Unito.


E' la prova evidente che stiamo perdendo nella competizione internazionale ed europea per attrarre talenti ed energie fresche. Infatti le stesse cause che inducono i giovani italiani a cercare altrove migliori opportunità o condizioni di lavoro e di vita scoraggiano i giovani di altri Paesi europei a venire in Italia.

Differenza col passato

Ci sono già stati in passato fenomeni migratori così importanti, basta pensare al secondo dopoguerra. Ma negli anni ‘50 del Novecento che lasciava l'Italia lo faceva perché, avendo scarsa qualifica professionale e un livello studio inferiore alle medie nazionali, faceva fatica a trovare lavoro.
Oggi invece un terzo dei giovani che lasciano il Paese ha una laurea.