Federal Reserve, tassi fermi fino al 2023. Ma il dollaro risale

Powell lancia la volata a Wall Street: «Tassi fermi anche con inflazione sopra il 2%»

L'appuntamento più atteso dai mercati finanziari era senza dubbio il meeting della Federal Reserve. Avvenuto nella serata di mercoledì, con le Borse europee già chiuse, l'appuntamento ha infiammato gli investitori americani, facendo scattare avanti Wall Street.

Cosa ha deciso la Federal Reserve

federal reserve powellCome era previsto, la Federal Reserve ha lasciato i tassi d'interesse invariati allo 0-0,25%, dove furono portati un anno fa per contrastare gli effetti negativi sull'economia della crisi Covid.  Non ha neppure modificato il piano di acquisti di assets da 120 miliardi di dollari al mese attuali.

 

Tuttavia l'attenzione era sulle previsioni economiche e sui "dot plot". Questi ultimi altro non sono che le previsioni dei banchieri sull'andamento futuro dei tassi di interesse.

Previsioni e tassi

Riguardo alle previsioni economiche, la Federal Reserve vede un accelerazione del Pil nel 2021 (+6,5%) e un calo della disoccupazione oltre le attese. Tuttavia, secondo Jerome Powell non ci sarà alcun surriscaldamento dell'inflazione, che probabilmente salirà oltre il target del 2% ma in modo transitorio (è prevista in crescita al 2,4%).


Riguardo ai tassi di interesse invece, si prevede un congelamento fino al 2023, quando poi è prevista una manovra restrittiva. Tuttavia, sale da 5 a 7 il numero dei membri che si attendono che il rialzo possa avvenire prima.

 

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La reazione dei mercati

Nelle ore precedenti al board, i rendimenti dei Treasuries (visti come una spia di allarme per il balzo dell'inflazione e l'aumento dei tassi) erano saliti ai massimi da oltre un anno. Con la conferenza stampa, avevano arrestato momentaneamente la corsa. Eppure, già stamattina si mostrano in deciso aumento lungo la curva, per via dell'ammissione di un balzo dell'inflazione nel breve/medio termine.

 

Quelli con scadenza a 10 anni sono saliti all’1,72%, quelli a 30 anni al 2,51%. Questo ha ridato un po' di vigore al dollaro, che ieri invece aveva perso quota (segnando un doppio minimo analisi tecnica). L'indice del dollaro era infatti sceso a 91,30 per la prima volta in due settimane.